Animot 5. Amor, c’ha nullo amato… amar bestiale

Animot 5

Anno III, numero 1, giugno 2016
a cura di Domenica Bruni e Marco Ferraguti

Abstract

Siamo a metà dell’Ottocento quando Charles Darwin annotava sui suoi Taccuini storie di creature viventi legate in un’unica rete che aveva i contorni della storia, “qualcosa che potrebbe rivoltare l’intera metafisica, perché significa che l’uomo e gli animali, compagni fratelli in dolore, malattia, morte e sofferenza e fame dalla nostra origine essi probabilmente condividono un comune antenato”. I temi dell’amore e della sessualità – potenti propulsori delle vicende dei viventi- rappresentano un altro punto di incontro tra animali umani e non umani. Gli stati mentali e i comportamenti che una creatura vivente riesce a mobilitare per favorire la riproduzione sono quanto di più prezioso esso possa restituire all’evoluzione in cambio del regalo di essere stato selezionato. Il numero di Animot “Amor, ch’a nullo amato… amar bestiale” esplorerà questo aspetto del mondo naturale, dando vita a racconti e ritratti di animali che amano e sono amati.

Sommario

  • Domenica Bruni e Marco Ferraguti, Al lettore

Prospettive

  • Domenica Bruni, L’amore come fenomeno naturale. Questioni epistemologiche
  • Roberto Marchesini, Essere animali significa desiderare
  • Alessandro Minelli, Salmacina. Una storia di mare e d’amore

Intermezzo

  • Domenica Bruni e Leonardo Caffo, Questo lo chiami amore? Una chiave di lettura dell’umano

Amar bestiale

  • Marco Ferraguti, Infinite forme bellissime. Anatomia comparata degli spermatozoi
  • Alessandro Devigili, Cosa succede dopo la copula? La competizione spermatica raccontata dai pesci di Trinidad
  • Diego Fontaneto, Niente sesso, siamo bdelloidei

Storie

  • Gianni Rigamonti, L’alba del progresso
  • Sebastiano Mondadori, Gelsomino affumicato

Appendice

  • Marta Cattaneo per Animot numero 5, a cura di Valentina Sonzogni
  • Leonardo Caffo, Cosa c’entra Umberto Eco?

Editoriale

Animot 5Linguaggio no, vita mentale neanche, capacità di soffrire non se ne parla, morire proprio no … sarà forse l’amore la qualità volta a caratterizzare l’umanità come altro dall’animalità? Il numero cinque di Animot. L’altra filosofia, più o meno, parla di questo, così come di questo parla il lavoro fotografico di Marta Cattaneo volto a illustrare le idee, filosofie, le narrazioni, i dialoghi e i report scientifici che articolano il volume. Gratitudine, come sempre, ai curatori: in questo caso Domenica Bruni e Marco Ferraguti che hanno lavorato con serietà a un numero “speciale” che, tuttavia, disattende la risposta alla domanda iniziale. Anche l’amore, come ogni altra caratteristica del vivente Homo sapiens, è qualitativamente non caratteristico seppur distribuito quantitativamente tra le diverse specie: da noi giunge particolare e immenso, ma l’amar è sempre bestiale e solo dopo culturale. Pure l’amore, dunque, ospitato in casa Animot diventa qualità volta a discutere il proprio e l’improprio dell’umanità, il dentro e il fuori, fino allo iato che sembra dividerci dal resto delle forme di vita. Tornano alcuni autori, ne arrivano di nuovi, ma c’è una novità che non possiamo non raccontare con particolare entusiasmo: Animot è stata accolta dall’Università degli studi di Torino come rivista patrocinata ufficialmente e inserita entro il progetto Sirio che garantisce alla ricerca scientifica libero utilizzo dei nostri materiali, indicizzazione nelle piattaforme più importanti di divulgazione della conoscenza, e una credibilità prima mai acquisita da una rivista italiana su questi temi. Si è sempre pensato al lavoro sull’animalità come un lavoro “antagonista”, e non sta certo a noi dire cosa sia stato giusto o cosa sbagliato in certi momenti storici: il presente è semplicemente diverso, e il passato è semplicemente passato. I tempi sono maturi affinché il lavoro di ricerca e di attivismo, di storie e di prospettive nuove riguardo gli animal studies trovi il suo posto dentro quell’immenso insieme senza confini che chiamiamo “contemporaneo”. Comincia il 2016, e in sua compagnia anche il nostro terzo anno di attività: iniziarlo con amore, e attraverso l’amore, ci sembra casuale ma efficace. Ringraziamo tutti coloro che sostengono il nostro lavoro di ricerca, gli abbonati e i curiosi, gli studenti che iniziano a utilizzare Animot per le loro ricerche, e i diversi autori che si propongono per pubblicazioni di articoli o curatele: una comunità di ricerca è ormai nata. Una comunità che è letteralmente gigantesca e senza volto perché l’oggetto del suo studio è in realtà un insieme di soggetti, nati e morti sotto una narrazione sbagliata, che più che “specismo” si chiama “antropocentrismo”. Stiamo costruendo un percorso: da Derrida all’architettura, passando per la letteratura e il cinema, approdiamo adesso all’amore per decostruire l’ombra della specie che siamo stati e cominciare a costruire, finalmente, la proiezione di quella che dobbiamo divenire. Un divenire umano, più che animale: un divenire amore, verrebbe da dire, perché amor, ch’a nullo amato amar bestiale. Buona lettura.

La Direzione

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